
Sono passati più di 10 giorni da quando Putin ha attaccato l’Ucraina, e già ci sembrano infiniti.
Ho sperato con tutto il mio cuore che finisse tutto in pochi giorni, ma credo fosse solo un raccontarsela, un’illusione, come quando nelle settimane precedenti si sperava fosse vero che i carri armati ai confini non fossero per attaccare.
In Italia la nostra vita va avanti, ma il nostro cuore piange.
Non sono queste le notizie che avrei mai pensato di dovere sentire a quarant’anni.
Non è questo il mondo in cui pensavo che avrei vissuto insieme alle mie bambine.
Spesso negli ultimi due anni mi è capitato di sentire paragonare il Covid alla guerra.
Con una pandemia, dentro le nostre case potevamo sentirci sicuri.
Con una guerra no.
Con un vaccino o una mascherina potevamo proteggere noi e i nostri bambini, ma con una guerra non c’è dispositivo con cui proteggerci.
Veniamo da periodi non facili, lo sappiamo.
A distanza di due anni, dopo decine di migliaia di morti, ci ritroviamo a rivivere nuovamente una sofferenza inaudita.
Siamo stati in grado di spiegare una pandemia ai nostri figli.
Una pandemia ha una giustificazione, delle motivazioni, e per quando ci possa fare arrabbiare, è una cosa che decide la natura e che può succedere.
Ma una guerra no.
Non si può spiegare la guerra ai bambini perché una guerra non ha una spiegazione.
Non esistono motivi giusti o motivi sbagliati per fare la guerra.
Nel 2022 tutto questo non ha senso accada.
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